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di Flavio Almerighi

LE COSE FUNZIONANO [1]

le trasmissioni proseguiranno
fino alle sei del mattino
con il Notturno dall'Italia.
Il vento non si abbasserà,
stanotte foglioline appuntite
secche scavalcheranno i nidi,
le donne dormiranno nude
ma non troppo,
lasciate senza amore,
passere su rami che non si sa
dove vadano a dormire
dopo l’arroganza del giorno.
Il buio profumerà di viola
galleggiando fino al soffitto
dove i sogni scoprono
la propria vertigine
nessuna protezione
ai monchi a mani giunte
ai ragazzi liberi di nessun futuro
agli inventori scarichi
del genio italico.
Qualche portiere di notte
forse, uscirà vivo

signore e signori
vi auguriamo una buona notte

[1] Terza classificata al laboratorio di poesia civile “I testimoni” tenuto da Valerio Grutt, direttore del Centro di poesia contemporanea dell’università di Bologna e da poeti Giuseppe Nibali e Patrizia Dughero

 

 

Tre poesie di Philip Larkin [1] Selezione a cura di Flavio Almerighi

 GLI ALBERI

Accenno di un discorso che ancora si ripete,
spuntano sugli alberi le foglie;
i germogli freschi s’allentano e distendono
in una verdezza simile al dolore.

Forse quelli nascono di nuovo
mentre noi invecchiamo? No, muoiono anche loro.
Il trucco annuale di apparire nuovi
è scritto in fondo a venati anelli.

Eppure si dibattono, inquieti castelli
ancora grandi e folti a ogni maggio.
Morto è l’anno passato, sembrano dire,
e s’incomincia di nuovo e daccapo ancora.

FINESTRE ALTE

Quando vedo una coppia di ragazzi
e penso che lui se la scopa e che lei
prende la pillola o si mette il diaframma,
so che questo è il paradiso

che ogni vecchio ha sognato per tutta la vita –
legami e gesti messi da parte
come una mietitrebbia arrugginita,
e ogni giovane che va giù per lo scivolo

di una felicità senza fine. Chissà
se qualcuno osservandomi, quarant’anni fa,
ha pensato: Quella sarà la vita;
non più Dio, non più sudore e paura la notte

per l’inferno e per tutto il resto, non più
il dovere di nascondere quello che pensi del prete.
Lui e quelli come lui tutti giù per lo scivolo
come maledetti uccelli liberi. E all’improvviso

non una parola viene, ma il pensiero di finestre alte:
il vetro che assorbe il sole,
e, al di là, l’aria azzurra e profonda, che non mostra
nulla, che non è da nessuna parte, che non ha fine.

SIA QUESTO IL VERSO

Mamma e papà ti fottono.
Magari non lo fanno apposta, ma lo fanno.
Ti riempiono di tutte le colpe che hanno
e ne aggiungono qualcuna in più, giusto per te.

Ma sono stati fottuti a loro volta
da imbecilli con cappello e cappotto all’antica,
che per metà del tempo facevano moine
e per l’altra metà si prendevano alla gola.

L’uomo passa all’uomo la pena.
Che si fa sempre più profonda, come un’insenatura.
Esci, dunque, prima che puoi
e non avere figli tuoi.

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